Stucchi


Gli stucchi sono misture di polvere di gesso, calce e cemento. Celebri stuccatori del ‘700 furono i fratelli Serpotta, tra i quali primeggiava soprattutto Giacomo. Questa famiglia di artisti fu importante nel panorama siciliano del tempo. Tra le opere di questi fratelli ricordiamo la decorazione di santa Cita a Palermo e la decorazione della cappella di Sant’Anna a Castelbuono.

La fattura degli stucchi della Madonna delle Grazie ricorda l’opera di uno di questi fratelli; è probabile si stia parlando della mano di Giacomo o del fratello Giuseppe: intuizione che ci viene suggerita dalla presenza delle iniziali ritrovate nel medaglione sopra la pala d’altare.

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Tipicamente di Giacomo è la decorazione “a teatrini” presente anche nella chiesa della Madonna delle Grazie e in particolare nella parete di destra.

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A sostegno della tesi che sia stato proprio Giacomo l’autore degli stucchi troviamo nella parete di sinistra ai lati del cornicione due serpenti, simbolo che solitamente  l’artista usava per porre la propria firma sulle opere.

La decorazione di questa chiesa è caratterizzata da elementi fitomorfi (decori con elementi vegetali, foglie, fiori) presumibilmente screziati di oro come era solito fare il Serpotta: ciò infatti è dimostrato dalla presenza di alcune tracce dorate riaffiorate negli stucchi che incorniciano la pala d’altare.

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Oltre questa decorazione sono presenti putti di cui i volti originari hanno subito un cattivo restauro, sia in tema di volti che di espressioni facciali.

Presumibilmente la decorazione di stucchi che ricopre le tre pareti della chiesa si prolungava nella quarta parete sopra il portale d’ingresso che oggi è andata perduta probabilmente per incuria.

Partendo dalla decorazione che incornicia la pala d’altare, ai lati è possibile osservare due lesene con capitelli corinzi decorati da foglie di acanto e frutti, e alla base una decorazione con volute, gli elementi circolari screziati d’oro al fianco delle lesene.

Nel cornicione sostenuto dai capitelli possiamo osservare una cornice con due unicorni simboli di castità, purezza e verginità nella tradizione cristiana, tutti elementi tipici della figura della Madonna.

Il tutto è sormontato da due grossi medaglioni:

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Il primo, più in alto, ben visibile anche ad oggi riporta una scritta in latino traducibile con  

«Come il sole che sorge»

Al di sotto ci sono le iniziali che riconducono proprio al Serpotta e sopra ai lati sono presenti due angeli poggiati sopra le volute. In base alla posizione e allo sguardo si potrebbe presupporre che i due angeli indichino e guardino qualcosa di particolare ad oggi non pervenuto in alto al centro della pala d’altare e che uno degli angeli, quello di destra, abbia avuto in mano qualcosa, presumibilmente uno strumento musicale, cosa che ci farebbe pensare che i due angeli siano musici.

Il secondo in basso invece, che ai lati presenta i due unicorni analizzati sopra, riportava probabilmente una scritta ad oggi perduta.

Nella parete di sinistra la decorazione in stucco incornicia il bellissimo crocifisso di cartapesta.

La decorazione presenta anche qui elementi fitomorfi e putti, anch’essi oggetto di restauro.

Una decorazione più semplice ma similare alla precedente ricopre la parete di fronte, con elementi fitomorfi come a incorniciare l’altare, tendaggi e teste di putti ai fianchi dell’altare in alto. Paragrafo

La volta è di un celeste molto chiaro, probabilmente dipinto per la stessa ragione che ha portato la confraternita a dipingere di bianco tutti gli stucchi sul finire degli anni ‘50. Da analisi effettuate a riguardo, risulta che la patina pittorica che ricopre la chiesa può essere ricondotta proprio agli anni ’50, perché storicamente in quegli anni si dipingevano le volte di celeste proprio a raffigurare una sorta di congiunzione tra uomo e Dio.